Convince e colpisce la rielaborazione di Dorian Gray
di Gabriele Isetto
Dal
18 al 20 maggio il Teatro della Pergola di Firenze ha ospitato sul suo
palcoscenico lo spettacolo prodotto da Pierre Cardin, Dorian Gray. La bellezza non ha pietà; atto unico liberamente
tratto dal famoso romanzo di Oscar Wilde, della durata di poco più di un’ora,
cosa non semplice, con musiche e testi dell’autore padovano Daniele Martini e
regia di Emanuele Gamba. Lo spettacolo è fondamentalmente un’opera musicale,
attenzione non un musical, intervallata da monologhi. I vari generi musicali
che si avvicendano, rendono perfettamente i vari stati d’animo che di volta in
volta il personaggio prova.
Al
centro di tutto è la ricerca della bellezza eterna che porta il protagonista a
stipulare un patto col diavolo, che mette quindi contemporaneamente in luce
l’oscurità sempre più profonda in cui affonderà il personaggio. Questo viaggio
introspettivo nell’animo umano fa emergere tutte le ossessioni, la paura della
morte, la ricerca spasmodica della bellezza, il narcisismo di Dorian Gray,
tutti sentimenti che spesso rispecchiano, soprattutto oggi, i desideri di molti
anche se per fortuna non di tutti.
Sul
palcoscenico, in una scenografia quasi onirica, si muovono solamente due
personaggi: Federico Marignetti (cantante che interpretò Romeo in Romeo e Giulietta Ama e cambia il mondo
di David Zard) che con la sua potente vocalità, interpreta ben tre personaggi
(Dorian Gray, Basil e Lord Henry), cosa non facile ma riuscita, muovendosi da
una parte all’altra del palco e cambiando espressione per calarsi nei diversi ruoli
e, insieme a lui, il bravo ballerino-mimo Thibault Servière che attraverso la
sua danza e la sua fisicità, interpreta
l’anima tormentata di Dorian Gray. Marignetti dimostra la sua grande capacità
ed anche fisicamente rappresenta proprio il personaggio creato da Wilde, lui
“è” Dorian.
La
scenografia di Rodrigo Basilicati, anche direttore artistico, è composta da un
grande cubo aperto che ruota su se stesso al centro della scena e da cornici
che rappresentano gli specchi e i quadri, dove si alternano Dorian Gray e la
sua “anima”. La parte fondamentale è però data dal sapiente uso di luci (Paolo
Bonapace) e videoproiezioni (Sara Caliumi) di colorate immagini astratte, che
immergono totalmente lo spettatore nel vortice dell’animo turbato del
personaggio.
La
scena più bella è quella in cui un semplice velo bianco mosso dal ballerino,
ricorda la donna amata e abbandonata da Dorian.
I
costumi naturalmente non potevano essere che ideati da Cardin, che ha optato
per la semplicità proprio per dare centralità alla trama. Nel complesso uno
spettacolo elegante anche nel suo allestimento che diventa quasi un personaggio
a sua volta.
Si
consiglia di non perdere questo spettacolo, di cui ci auguriamo possa essere
presto realizzato il dvd perché lo merita veramente. Le prossime date saranno
al Petruzzelli di Bari, al San Carlo di Napoli e infine alla Fenice di Venezia,
dove tutto è iniziato.
Le foto a corredo dell'articolo sono di © Alessandro Martino