Intervista ad Alessandro Abis

di Gabriele Isetto


In occasione del 150° anniversario della morte di Rossini, il Teatro Verdi di Pisa ha messo in scena il dramma giocoso L’Italiana in Algeri e nell’occasione il cantante Alessandro Abis, che interpreta Mustafà, mi ha concesso un’intervista


Qual è l’aria di Italiana in Algeri che maggiormente rappresenta il suo personaggio e che tipo di lavoro ha fatto per immedesimarti in Mustafà?

Molti sanno che Mustafà ha solo un’aria: Già d'insolito ardore nel petto, che identifica solo un aspetto del bey ovvero quello della fantasiosa attesa di incontrare il suo oggetto del desiderio. Tuttavia credo che ciò che identifica meglio il personaggio sia proprio il suo incipit "Delle donne l’arroganza" in cui lui esprime il suo carattere burbero nei confronti delle donne. Non dobbiamo dimenticare che per Mustafà le donne sono una passione, quasi un hobby per passare il tempo ed a cui piace farne collezione nel suo harem. Ma via via che l’opera si sviluppa Rossini crea il mito della donna italiana di cui Mustafà continua a celebrare le lodi quasi con un profondo rispetto e devozione, ed è proprio qui che l’immagine della donna cambia. Infatti, L’Italiana in Algeri inizia proverbialmente parlando con un temerario “l’erba del vicino è sempre più verde” per poi concludersi con un più tradizionale “mogli e buoi, dei paesi tuoi”. E bravo, Mustafà! 


Quanto influisce il costume che indossa e la scenografia che la circonda sulla sua recitazione e sul suo canto?

Mi fa piacere che lei mi ponga questa domanda. Non molti sanno che i costumi influiscono molto sul canto e sulla tecnica del cantante. Più il costume è imponente, più difficile sarà per il cantante destreggiarsi sulla scena. Gli abiti confezionati da Stefano Nicolao con cui ho già avuto il piacere di lavorare in La fanciulla del West riescono a combaciare sfarzo e semplicità nei movimenti. Con un altro genere di costumi mi sarebbe stato realmente difficile adempiere alle scelte registiche in scena per creare l’esuberanza che il personaggio richiedeva. La scenografia di Ugo Nespolo, che ho sempre ammirato molto personalmente come artista pop art internazionale, è riuscita nell’intento di creare l’atmosfera leggera e frizzante tipiche delle opere buffe di Rossini. Può apparire coloratissima e semplice nel suo contesto a primo impatto ma la concettualizzazione nell’insieme viene sottolineata dall’intelligente regia del maestro Stefano Vizioli.
 
L'Italiana in Algeri, regia di Stefano Vizioli, Teatro Verdi di Pisa, stagione lirica 2017/2018, Atto I, Mustafà (Alessandro Abis)

Oggi è cambiata la visione del cantante lirico. Non si richiede solo il bel canto ma anche la recitazione, quant’è difficile coniugare le due cose? E le ritiene sullo stesso piano?

Una volta questi due aspetti non venivano considerati come parte importante dello stesso processo creativo nella creazione un personaggio. Per i grandi cantanti del passato bastava possedere un possente strumento vocale che veniva a sua volta accentuato con qualche movimento teatrale più confacente direi al cinema muto. Dalla Callas in poi i cantanti hanno dovuto fare i conti con un’interpretazione che a volte diventa più importante della voce stessa. Oggi è proprio una missione per i cantanti della mia generazione entrare nel cuore dello spettatore per farlo piangere o ridere insieme a noi. Spero di essere riuscito nel mio intento con Mustafà che viene spesso rappresentato duramente senza contare il suo vissuto. Ho eliminato il superfluo dal personaggio per far comprendere quanto un potente padrone viziato, vissuto in lussi ed agiatezze, potesse in quella gabbia dorata essere al contempo infantile e altamente influenzabile non essendo mai stato appunto a contatto con il mondo esterno.


Com’è nata la sua passione per l’opera lirica e com'è diventato un cantante?

Mi fa sempre sorridere questa domanda perché il mio è un caso davvero bizzarro. Un giorno per pubblicizzare un prodotto mi venne recapitato a casa per sbaglio un CD di pezzi celebri di Mozart. Rimasi “folgorato” da questo che per me era un nuovo genere di musica. Allora ne parlai alla mia insegnante che mi sommerse di compilation di opera lirica. Nel giro di poco tempo a 14 anni entrai in un coro dove venni scoperto dal famoso baritono sardo Angelo Romero che mi disse: Tu sei un basso. Fu lui ad iniziarmi, mi fidai e feci bene.


La foto relativa allo spettacolo L'Italiana in Algeri a corredo dell'intervista è di ©Imaginarium Creative Studio

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